Liliana Calabrese in “Li “pirati a Palermo (9-9-2018)

IN QUESTO VIDEO

Gli amici vespisti erano saliti ad Avola Antica, per un giro attraverso il territorio avolese e nella collina di Avola Antica avevano visitato la chiesuola della Madonna delle Grazie. E poco dopo Liliana Calabrese Urso nel momento del pranzo volle cantare questa canzone, scritta dal poeta Ignazio Buttitta, e che magnificamente interpretò Rosa Balistreri.

ROSA BALISTRERI QUELLA VOCE DOLENTE CHE SEDUSSE FO
(di PIERO VIOLANTE)

«La voce di Rosa Balistreri, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva che venissero dalla terra arsa di Sicilia». Così Ignazio Buttitta dopo aver sentito Rosa Balistreri cantare per la prima volta il suo lamento della morte di “Turiddu Carnevali”. Eppure, quella sera a Firenze, dove ormai Rosa si era stabilita, aggiunse Buttitta: – Ho avuto l’impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e sentita per tutta la vita: bambina, scalza, povera, donna, madre perché Rosa Balistreri è un personaggio favoloso, direi un dramma, un romanzo, un film senza volto.

Rosa, una vita al limite della sopravvivenza civile e sociale, difatti, approda negli anni Cinquanta a Firenze dopo aver lavorato in una vetreria, raccolto lumache, salata sarde, custodita una chiesa, quella degli Agonizzanti. E dopo essere stata due volte in carcere. A Firenze conobbe Manfredi Lombardi, pittore, che la accolse e comprese l’energia di quella donna e della sua voce. Da ragazzina con quella voce così forte e stentorea cantava per le strade immagazzinando motivi e nenie licatesi ed era “scritturata” per cantare in chiesa nei battesimi e nei matrimoni.

È Lombardi a presentarla a Dario Fo che la farà debuttare nel ’66 in “Ci ragiono e canto”. Conosce Ignazio Buttitta che per lei scriverà numerosi testi. Ha ragione Buttitta, l’impatto con la Balistreri è indimenticabile…

Conclusa ad Avola il 9 settembre del 2018 la seconda edizione di “In Vespa per un sorriso”, manifestazione territoriale nazionale del Vespa Club Avola.
Com’è ormai tradizione consolidata di ogni manifestazione organizzata dal Club avolese s’è curata l’accoglienza di ogni gruppo intervenuto da diverse città siciliana, da Noto, Rosolini, Ispica, Santa Croce Camerina, Comiso, Siracusa, fino a gruppi provenienti da Caltagirone, Gela e Taormina, ecc.. Ringraziamo questi amici vespisti per i molti chilometri che alcuni di loro hanno dovuto fare, per partecipare a questo evento.
Il Direttivo del VCA ringrazia quanti hanno collaborato con il cuore, con la mente e con tutte le loro possibilità alla riuscita di un evento che è ormai materia dei nostri ricordi pi√π belli.
Passate parola, che con la Vespa, e tra di noi tutto è sempre sicuramente bello.
Si ringrazia il parroco della Chiesa Madre di Avola, don Rosario Sultana, per essere stato con noi tutto l’intero giorno, dalla benedizione in Piazza Umberto I, poi con l’assicurazione dell’apertura della Chiesa della Madonna delle Grazie di Avola Antica, fino al pranzo stupendo da “FuoriBinario” ad Avola, dove quasi tutti ci hanno allietato col canto, compreso don Rosario.
Infine un ringraziamento è doveroso farlo all’assessore allo Sport-Turismo e Spettacolo prof. Luciano Bellomo, per averci assistito in più fasi nell’utilizzo di beni pubblici della nostra stupenda città esagonale.
Alla prossima!
Per altri video del Vespa Club Avola vai in https://www.youtube.com/playlist?list=PLzsmMXJh3TIN5MckmBZGlmWFywWWvPdey

https://lyricstranslate.com/it/rosa-balistreri-li-pirati-palermu-lyrics.html
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LI PIRATI A PALERMU

Arrivaru li navi
tanti navi a Palermu,
li pirati sbarcaru
cu li facci di ’nfernu.

N’arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia …chianci!

Tuttu l’oru all’aranci
li pirati arrubbaru
li campagni spugghiati
cu la negghia lassaru.

N’arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru,
Sicilia…chianci!

Li culura a lu mari
arrubbaru chi dannu!
su ’mpazzuti li pisci
chi lamentu chi fannu.

N’arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu allu scuru, chi scuru
Sicilia… chianci!

A li fimmini nostri
ci scipparu di l’occhi
la lustrura e lu focu
c’ addumava li specchi

N’arrubbaru lu suli, lu suli,
arristammu a lu scuru, chi scuru
Sicilia… chianci!

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